SABATO 9 febbraio 2019 – Ingresso in sala ore 19,30
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DANILO REA: pianoforte
RAMIN BAHRAMI: pianoforte
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Nell’imponente eredità musicale di Johann Sebastian Bach, la produzione per tastiera occupa una posizione di assoluto rilievo, sia per il suo valore intrinseco, sia per il suo ruolo storico.
Negli anni successivi alla sua scomparsa, infatti, della musica bachiana si persero quasi completamente le tracce. Anche se oggi ciò può apparire anomalo, bisogna dire che si trattava di un fenomeno comune (ce lo dice l’inesauribile movimento delle esecuzioni filologiche).
Gran parte della musica era scritta, fino al XVIII secolo, per contesti locali e occasioni specifiche; pertanto era raramente stampata e tramandata: non era cosa di cui darsi pena; se ne sarebbe scritta altra, nuova, dal gusto più aggiornato.
Ecco perché i brani che entrano a far parte di questo progetto sono stati per lungo tempo oggetto di studi filologici da parte del Bach Archiv di Lipsia (che li possiede tutt’ora); la complessità polifonica non lascia più dubbi sull’attribuzione di codesti brani. Meno eseguiti di tante altre opere, ma ricchi di spiritualità.

“Il progetto consiste nel dare nuova linfa e vitalità ad un repertorio di dubbia attribuzione che, però, considerandone l’estetica, la struttura e lo spirito, io certamente attribuisco a Bach. Senza questa “riscoperta“, queste splendide pagine rimarrebbero sugli scaffali polverosi degli archivi. Abbiamo il dovere morale di restituire questi tesori all’umanità e liberarli dalla vincolante prassi esecutiva che ne ha fatto dei brani incompresi e dimenticati svuotandoli della loro originalità. L’unione della musica classica con il Jazz del maestro Danilo Rea può veramente essere un faro per le nuove generazioni, rendendo più accessibile il mistico mondo bachiano”.

È forse per essere il compendio di un’intera epoca musicale e il frutto di un estro compositivo ineguagliabile, che la produzione di Bach si pone ancora oggi come un momento centrale della cultura musicale occidentale. Le incertezze cronologiche non fanno che rendere più affascinante la costruzione di percorsi di scoperta e ascolto sempre nuovi, dai molti possibili profili. Essa si pone ancora oggi come un monumento aperto, dialogante, la mille volte evocata cattedrale di suoni: al visitatore il compito di entrarvi però con piedi leggeri e disposizione gioiosa.